Leoni con l’anello tra le fauci, mori servizievoli, gnomi furbetti, e poi dame, creature marine, cani, putti, demoni, serpenti. E’ il mondo di bronzo che decora le porte di Venezia, diaframma tra chi entra e chi accoglie, come un lungo racconto sulle soglie di calli e campi.
Sono le maniglie, i pomelli, i battocchi, i mascheroni lavorati dai fabbri della Serenissima come piccole opere d’arte a guardia di case e palazzi. Fregi distintivi e funzionali, annunciavano il potere di chi abitava all’interno, ne anticipano la ricchezza, come il biglietto da visita della dimora.
Leoni, soprattutto, simbolo dell’Evangelista Marco e della città, ma anche di forza, quasi un deterrente a non oltrepassare la soglia se non graditi. E ancora una folla di figure dallo sguardo immobile, i “musi da portòn”, resi lustri dal tempo, che da secoli osservano chi passa in attesa di qualcuno che bussi; poi qualcuno aprirà.
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