Così semplice, essenziale, senza foyer né fronzoli, poltrone di velluto rosso, palcoscenico grande come un salotto, nessun sipario a chiudersi sull’inchino degli attori.
L’ Avogaria, uno dei dieci teatri più piccoli d’Italia, che ha fatto del formato mignon la sua cifra, festeggia i 55 anni di attività e saluta il duemillesimo spettacolo.
A volerlo quasi con furore fu Giovanni Poli, già fondatore nel 1949 del Teatro Universitario di Ca’ Foscari, autore – tra le altre numerose opere – della Commedia degli Zanni, portata in scena dopo un lungo studio su documenti rinascimentali della Commedia dell’Arte.
Il regista individuò in corte Zappa, dietro calle lunga San Barnaba, a Dorsoduro, un’officina di motori marini che stava chiudendo per cessata attività, destinata a diventare il magazzino di non importa cosa. Come la vide, Poli la prese e ci mise dentro l’anima.
Dall’esterno, un cubo anonimo, una porta, due finestre. All’interno, due camerini, la postazione per il trucco, la sala da 99 posti, suddivisi in 14 file, a tre metri dalla scena, gli applausi direttamente nell’orecchio degli attori; e quello che poteva sembrare un limite, negli anni è diventato la specificità dell’Avogaria.
Il teatro fu inaugurato nel 1969 con la prima rappresentazione della commedia stupenda e ridicolosissima “Rhodiana” di Andrea Calmo per la Biennale di Venezia. Parallelamente alla produzione, Giovanni Poli aprì anche una scuola di recitazione (dal 2009 diretta dal figlio Stefano) che ha formato oltre 1.500 tra attori, scenografi, tecnici delle luci, costumisti in mezzo secolo di attività.
Oggi l’Avogaria si sostiene da sola, con le tessere associative (30 euro) e un contributo volontario per ciascun spettacolo (su prenotazione). A fare tutto è Stefano Poli insieme a un pugno di collaboratori che animano il corso per i bambini e i laboratori per adulti.
Il teatro-fucina riparte con I martedì de l’Avogaria e, sabato 19 ottobre, con la nuova rassegna di Stand Up Comedy (fino al 2 maggio 2025) curata da Nicolò Falcone. Monologhi corrosivi, in piedi, per un pubblico attrezzato a sostenere colpi bassi; un microfono e via. Il primo appuntamento è con Marco Ripoldi ne “Il fuoriclasse”.
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