Noweapons, manifesti, Chiamata alle arti, Venezia

Dai muri l’arte contro le armi

Chiamata alle arti contro le armi, di ieri, di oggi, di domani (ma speriamo di no). Parte da Venezia l’azione del collettivo NoWeapon.world che ha raccolto le opere di una quarantina di artisti internazionali e ha tappezzato i muri della città.

Un grido muto, colorato, di forte impatto visivo, talvolta scioccante, fatto di bombe, fucili d’assalto, missili, coltelli e l’arsenale di morte mai così attuale come in questo momento storico.

Per la sua prima mostra di manifesti d’artista in Italia, presentata nella sede di Emergency alla Giudecca, NoWeapon.world ha scelto la laguna e le sue calli, i sottoportici, le fondamenta, sbarcando con colla e poster in ogni sestiere, dove all’improvviso spuntano pistole, nature morte con vino rosso e Kalashnikov, superfici crivellate di colpi.

Il progetto mostra senza cerimonie l’orrore di chi semina distruzione, miete vittime, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul vertiginoso commercio di armi.

La chiamata alle arti di NoWeapon.world, il cui logo è un missile accanto a una lavatrice, entrambi vendutissimi, ha coinvolto anche l’artista Marilena Vita con la performance site specific Alice’s War.

Quindici minuti irripetibili in cui Alice, a nome di tutte le donne sottoposte a violenze durante i conflitti, si trasforma diventando piccola o grande all’occasione, adattandosi come può a un mondo capovolto.

La mostra, aperta e dinamica, soggetta alle intemperie, solo per passanti con l’occhio vigile, si arricchirà nel tempo di nuove opere. Le prossime tappe saranno Genova e Amsterdam.

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  1. In tempi brutali sembra antitetico pensare al bello, all’arte. Ma l’arte sente più che mai in questo momento di essere chiamata in causa, sente il dovere di parlare alle coscienze, di esprimere la gravità del momento.
    La guerra è interesse economico, tanto forte da calpestare tutti i più nobili sentimenti.
    Se nell’antichità battaglie e vittorie erano celebrate con enfasi, poi abbiamo visto la metamorfosi e rappresentare nelle tele forti messaggi di orrore per la guerra.
    Ognuno per esprimere il ripudio verso tutti questi conflitti può dare un piccolo contributo.
    Gli artisti e non solo i pittori ma anche i musicisti, i cantanti continuano a scuotere gli animi. Perlomeno non si rimane indifferenti.
    In questo preciso momento mi viene in mente Picasso con il suo imponente Guernica e la canzone di Piero di Fabrizio De Andre’; mi sento poco ottimista sul trionfo del bene.
    Se tutti pensano di essere dalla parte giusta, non si va da nessuna parte.

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