Il Florian diventa film, il protagonista è un cameriere del caffè che interpreta se stesso, sullo sfondo i clienti veneziani che abitualmente siedono ai tavolini in marmo delle Procuratie Nuove, con un cameo di Isabella Ferrari nel quale l’attrice offre consigli al volonteroso giovanotto.
La realtà vale più della finzione nel documentario scritto da Vincenzo Borsellino e Giulio Pettenò, impegnati in questi giorni nelle riprese de “Il cameriere” al cui casting hanno partecipato i 36 dipendenti del locale di Piazza San Marco, immaginiamo tutti desiderosi di avere il copione tra le mani.
Alla fine il prescelto è stato Valerij Ravagnin, 22 anni, che ha abbottonato la divisa per la prima volta a 17 anni e continua a indossarla con comprensibile orgoglio.
Al Florian la storia si riscrive da sola e dopo aver visto passare nelle sue sale artisti, letterati, ambasciatori, attrici, regine; dopo essere stato il set di riprese cinematografiche e spot pubblicitari di cui s’è perso il conto; dopo la graphic novel di Valerio Held per i 300 anni, il caffè si regala un docufilm tutto suo.
Attraverso lo sguardo limpido del cameriere che si affaccia al mondo del lavoro, il Florian rivela la propria quotidianità anche grazie ai veneziani che non hanno avuto bisogno di imparare nessuna parte poiché raccontano quello che sono e ciò che fanno. Lo scrittore francese Robert de Laroche che al Florian ha dedicato un libro, il direttore artistico Stefano Stipitivich, il fotografo Mark Smith, il gioielliere Alberto Nardi.
Finale tutto da scoprire per il giovane Ravagnin che (nel film) forse vorrebbe fare lo scrittore, forse l’attore; nella vita, intanto, si destreggia tra i vassoi “Paese” e “½ Paese” carichi di tazze di porcellana, ciotoline d’argento, caraffe, bicchieri: fino a sette kg di peso ciascuno e non sentirli.
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