Le impalcature sono gli arredi, l’altare è dietro un ponteggio, i restauratori stanno ancora lavorando, ma non perché il cantiere sia in ritardo.
Nel Padiglione della Santa Sede, ospitato nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice, a Castello, si entra attraverso una piccola porta, a passi brevi, in silenzio, cercando qualcosa che c’è e non c’è.

Opera Aperta – il titolo del progetto – è infatti un laboratorio in continuo divenire; il punto di partenza di uno spazio operoso, collettivo al quale parteciperanno architetti, associazioni, artigiani, l’Università Internazionale dell’Arte, gli studenti di Ca’ Foscari e Iusve.

Nei 500 metri quadrati dell’edificio, risalente al 1171, già ospizio di pellegrini, quindi ospedale più antico della città, i muri saranno curati come un tempo furono assistiti gli infermi. Crepe, muffe, umidità sono le malattie delle pietre, sfiorate da teli bianchi simili alle garze che coprivano le ferite dei ricoverati.
Il Padiglione – a cura dell’architetta e ricercatrice Marina Otero Verzier, della responsabile di Fondaco Italia Giovanna Zabotti, con la direzione artistica di Tatiana Bilbao Estudio e Maio Architects – è un racconto di accudienza, responsabilità; di mani che spazzolano, levigano, puliscono e che per un destino non scritto apre nel giorno dell’elezione del nuovo pontefice, Papa Leone XIV.

La frenesia biennalesca resta fuori dall’ex chiesa che nel 2001 il Comune ha destinato ad attività culturali; e ben poco spazio ci sarebbe nelle stretta Fondamenta S. Gioacchin, in fondo a via Garibaldi, dove Venezia può ancora guardarsi allo specchio e riconoscersi.

I visitatori (apertura al pubblico da sabato 10 maggio) troveranno al lavoro marmisti, pittori, falegnami, stuccatori insieme alla cooperativa nonsoloverde che ogni martedì e venerdì gestirà la grande tavola conviviale e a musicisti per un’ora o pochi minuti.
Grazie alla collaborazione con il Conservatorio Benedetto Marcello, infatti, due pianoforti e un clavicembalo saranno a disposizione di chi vorrà suonare (su prenotazione); così, in semplicità, tra secchi, spazzole, il bianco e il giallo del Vaticano.