E sono 50 anni tondi, dal giorno in cui Palazzo Pesaro Orfei aprì le porte alla città e al mondo come Museo Fortuny senza mai diventare solo un museo, ma restando anche casa, fabbrica, luogo di invenzioni geniali, creatività incontenibile, sperimentazioni, abitato nella prima metà del ‘900 da Mariano Fortuny y Madrazo e dalla moglie Henriette Nigrin, in reciproca adorazione.

Le celebrazioni dell’anniversario diventano festa della città; apertura straordinaria fino a sera, ingresso gratuito, proiezioni d’archivio, musica dal vivo in campo San Beneto, veneziani in coda per visitare il palazzo che trattiene dietro le polifore gotiche, nel Giardino d’inverno, su e giù per le scale di legno, le tracce della straordinaria vita della coppia.

A distanza di decenni, sembra che il pittore, scenografo, fotografo, incisore spagnolo abbia appena riordinato i colori e i pennelli, che la compagna e musa abbia smesso di posare.
Il palazzo non ha mai portato il lutto per la morte del proprietario, avvenuta nel 1949, perché la vedova, scomparsa nel 1965, continuò a farlo vivere donandolo al Comune di Venezia con tutti i suoi tesori, alcuni dei quali esposti per la prima volta in occasione dei 50 anni di apertura del museo.

Sono i disegni preparatori, le matrici e prove di stampa, i diplomi, gli attestati, le fotografie, i registri di vendita; l’album dei Capricci di Goya, le incisioni di Rembrandt, Tiepolo, due vedute di Canaletto.
Sono anche anche le cinque copie anastatiche di brevetti che rivoluzionarono il campo del tessile, tra cui quelli della tecnica di plissettatura della seta dal quale sarebbe sbocciato l’abito Delphos, la tunica che liberò le donne dall’ansia della taglia e inventò il made in Italy.

Poi ci sono l’itinerario inedito tra i volumi della biblioteca privata al secondo piano, incluso un erbario degli anni Venti, la collezione di famiglia di tessuti antichi, una seta parietale 5 metri per 4, capi in velluto di seta stampata, gli oggetti preziosi e quelli di tutti i giorni.

Aperto ufficialmente al pubblico nel 1975, dagli anni Novanta parte della Fondazione Musei Civici di Venezia, prostrato dall’acqua granda del 2019, il museo fu riconsegnato al pubblico nel 2022 dopo un complesso restauro.
Dunque c’è molto festeggiare e, infatti, le celebrazioni dureranno un anno.
Presentazione alla città con la presidente della Fondazione Musei Civici, Mariacristina Gribaudi, la dirigente Elisabetta Barisoni, la conservatrice Cristina Da Roit, la consigliera delegata alle Attività Culturali del Comune, Giorgia Pea.