Che tempo che fa dentro e fuori la 19. Mostra Internazionale di Architettura, prima il sole poi l’allerta meteo arancione, la mattina a boccheggiare, la sera a ripararsi dal diluvio.
Il primo dei tre giorni di vernice (sabato l’inaugurazione) dice in filigrana quello che gli architetti di tutto il mondo spiegano nei propri spazi attraversati da vortici d’aria roventi, alluvioni, tronchi d’albero pietrificati.
Nel titolo scelto dal curatore Carlo Ratti Intelligens. Natural. Artificial. Collective. (fino al 23 novembre) si specchiano i 66 padiglioni nazionali, con oltre 750 partecipanti, gli 11 Eventi collaterali, le mostre che fioriscono ovunque intorno alla Biennale ape regina.

Il surriscaldamento globale, la sopravvivenza del pianeta abitano i Giardini di Castello e l’Arsenale come un affollatissimo summit sull’ambiente che tiene insieme architetti, ingegneri, filosofi, artisti, matematici, artigiani.
La natura risponde alla violenza dell’uomo con pari moneta. Nel torrido padiglione della Germania, ai Giardini, la Terra è una palla infuocata per far capire che l’allarme sul clima non è allarmismo.
Il Bahrain, in Arsenale, risponde con Canicola per denunciare il caldo estremo nella regione del Golfo, ma per fortuna c’è l’Oman che, grazie a un sistema di raffreddamento geotermico, sfrutta la temperatura del sottosuolo e la restituisce a chi sta sopra, per la gioia di chi non muove un dito senza l’aria condizionata.

Ventilatori e split agganciati al soffitto accolgono i visitatori alle Corderie (nella foto d’apertura) con il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, fusione tra natura e artificio; e dove non c’è caldo c’è acqua. Piove dal soffitto, attraverso fili e pietre di ametista, nel padiglione dell’Uruguay, il cui territorio è formato per il 53,86% da acqua.
Centellina la poca pioggia di cui dispone il padiglione degli Emirati Arabi per irrigare piccole serre di basilico e pomodori. All’intelligenza del mare è ispirato il Padiglione ItaliaTERRÆ AQUÆ che sarà presentato venerdì 9 maggio dalla curatrice Guendalina Salimei alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli.
Il riutilizzo, l’orrore per lo spreco animano il padiglione dell’Australia, con Home, quello del Messico, che presenta Chinampa Veneta, versione lagunare delle chinampas azteche.

Nulla si butta, tutto si tiene, per difendere quel che resta di questo mondo, incluso lo sterco di elefante e la lava dei vulcani islandesi per costruire case.
Il Marocco esplora l’architettura di terra, senza la quale non si costruisce niente: dai mattoni a oggetti artigianali, installazioni tattili e proiezioni digitali.
Si salva anche l’acqua della laguna che, debitamente purificata, servirà per preparare il caffè nel Canal Cafè Bar, in Arsenale, su progetto dello chef Davide Oldani. Domani, giovedì 8 maggio, a partire dalle 15.30, le prime tazzine non troppo bollenti.

Non piacesse, c’è il tubo agricolo gonfiabile nel padiglione dell’Argentina, Sestiario, sul quale distendersi per riprendere fiato.
Caldo, freddo, freddissimo (per finta) alle Zattere, nella corte del Centro Don Orione Artigianelli, dove la Bulgaria ha installato un cannone alimentato dai pannelli solari che, ogni dieci minuti, spara neve artificiale.
In Riva Sette Martiri il Padiglione dell’Estonia abbraccia invece una casa con un “cappotto isolante” mormorandole Let me warm you (Lasciami riscaldarti). Grazie, questa sera sono 13 gradi, stringimi pure.
Leggi anche
● SMAC, il bacio dell’arte
Sfoglia la gallery