Come il vino, come un profumo, da assaggiare con gli occhi, il naso, le mani, il palato. Il tè ha la sua degustatrice, la degustatrice si chiama Gabriella Scarpa, padre veneziano, madre inglese, una laurea in Storia dell’arte a Ca’ Foscari, una passione viscerale per le foglie secche di Camellia sinensis che osserva con devozione mentre si gonfiano, si allargano, sotto l’acqua bollente.
Fu la lavorazione della ceramica, in un atelier a Forte Carpenedo, a spingerla verso lo studio della bevanda millenaria, oggetto di culto e cerimonie, che negli anni è diventata la sua professione. Diplomata Sommelier del tè alla UK Tea Academy di Londra, Gabriella Scarpa ha fondato insieme al marito l’associazione culturale Ar-tea dove insegna come creare una carta del tè, in che modo preparare l’infuso, a cosa abbinarlo. C’è il tè che si sposa con la pastasciutta e quello che esalta i formaggi; c’è il tè che diventa ingrediente nel filetto di tonno, nel cous cous di verdure, nel risotto di pere e pecorino.
“Faccio esattamente quello che fa un sommelier del vino” spiega. Quindi osserva, annusa, tocca le foglie, assaggia. Ogni infuso ha la sua scheda di valutazione, il suo cassetto, la sua busta sigillata. La preparazione segue un rito preciso: solo acqua minerale a basso residuo fisso o leggermente acida, un bollitore a temperatura controllata, una teiera, un cestello infusore, la tazza di porcellana. Per cento grammi, una sola caloria.
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