Arrivederci chiesa di San Geremia, ci rivedremo quando sarà. Bye-bye anche alla Pietà, Vivaldi e tutti gli orfani dei secoli passati. I profumi, i gioielli, i vestiti firmati sono le nuove facciate delle chiese veneziane, la pubblicità la nuova forma di redenzione.
Affissioni a lenzuolo coprono marmi, statue, timpani, volute, cupole che non se la passano benissimo e che, impossibilitati a provvedere da sé, si rivolgono altrove. I grandi marchi pagano i restauri, in cambio ottengono visibilità assoluta.
Ponteggi che cambiano, girano, ritornano, come spot. La chiesa di San Salvador diventa così altare per Miss Dior, la Marina Militare, il film d’animazione “Ron”. Nascosta prima da TIMvision, poi dallo smartphone Oppo formato elefante, quindi dalla pubblicità della Coop la chiesa di San Moisè. Sparita dietro i labbroni della modella di Bottega Veneta anche la Basilica della Salute, alla quale servono due milioni di euro per ritornare com’era.
Il Bonus facciate ha accelerato la corsa al restauro, difficile resistere alle donazioni che Venezia attira sempre e (quasi) sempre assolve.
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