Questione di Styles

Il collo della camicia (Gucci) formato bavaglino, le dita cariche di anelli, le scarpe bianche e quell’aria da ragazzo caruccio che un po’ c’è e un po’ ci fa. Harry Styles sbarca alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e segna il confine tra due generazioni, quella che sveniva per Clooney e quella che ulula per il cantante ex One Direction ora attore, protagonista di “Don’t Worry Darling” di Olivia Wilde (Fuori Concorso).

Se il film forse non sarà memorabile, i fan non dimenticheranno presto l’insolazione alla quale si sono sottoposti con gioia pur di respirare la stessa aria di Styles, simulacro da 50 milioni di dischi venduti e 42 milioni di follower su Instagram che ora gradirebbe un film con Sorrentino.

Nell’attesa, l’attore veste anni Settanta e regala al pubblico in sala una delle poche scene di sesso tradizionale in una Mostra straordinariamente gender fluid, nella quale l’identità transita con leggerezza dalle gonne ai pantaloni, dalle parrucche all’epilazione laser, con qualche attimo di smarrimento qua e là e smalto unisex per tutti.

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