Teatro La Fenice

Fenice, diavoli e folletti

C’è un mondo affollato di figure fantastiche, costumi inaspettati, quadri vorticosi in “Les Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach, opera dalla trama intricatissima scelta per l’inaugurazione della Stagione Lirica e Balletto del Teatro La Fenice.

Colori, ritmo, comicità per tre ore e 35 minuti; tre atti, due intervalli per sgranchirsi le gambe e mai uno sbadiglio grazie alla regia ipnotica di Damiano Michieletto, i costumi di Carla Teti, le scene di Paolo Fantin e la bacchetta di Frédéric Chaslin, alla testa dell’Orchestra e del Coro del teatro che canta (anche) in boxer e canottiera.

Gli ospiti

Si viaggia incollati alla poltrona tra Norimberga, Parigi, Monaco e Venezia, seguendo i racconti del vecchio poeta Hoffmann, un po’ lucido, un po’ andato, perso nel ricordo dei suoi amori tra una moltitudine di fate, gnomi, folletti, trampolieri, ballerine e un diavolo spietato che gli avvelena la vita, allontanandolo per sempre dalla felicità.

Soprattutto, c’è il presidente Sergio Mattarella, nel Palco Reale insieme alla figlia Laura, accolto dal sindaco Luigi Brugnaro, il governatore Luca Zaia e il sovrintendente Fortunato Ortombina. Cinque minuti di applausi per il Capo dello Stato, l’Inno nazionale, il pubblico in piedi opportunamente convertito al black tie e un paio di scarpe rosse, portato in palcoscenico alla fine della rappresentazione per non dimenticare le vittime di femminicidio e, l’ultima tra tante, Giulia Cecchettin, che nessuno scorderà mai.

La cena di gala

Tappeto rosso in campo San Fantin all’ora del tè per il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, Ottavia Piccolo, Renato Brunetta con la moglie Titti, gli scrittori Tiziano Scarpa e Giovanni Montanaro, Fabrizio Plessi, il frontman dei Subsonica Samuel Romano, il truccatore Diego Dalla Palma; e ancora Giampietro Beltotto, Emanuela Bassetti, Yaya Coin, Roberto D’Agostino che si scalda con il sigaro, Cecilia Matteucci che si diletta in Dior vintage John Galliano, acconciatura Philippe Treacy, bracciale a serpente dell’amico Attilio Codognato.

Cena di gala per trecento ospiti nelle Sale Apollinee, catering di Rosa Salva, fiori di Munaretto, vini offerti da Bellussi e cocktail dedicato all’opera dal barman della Taverna La Fenice, Gennaro Florio, servito con una piuma bianca simbolo della penna dell’afflitto poeta.

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  1. Trame intricatissime davvero! Ci accontenteremo di gustare virtualmente l’atmosfera di una magica serata descritta nonché fotografata con magistrale leggiadria.
    Magari da veneziani ci verrà da intonare, anche stonando “Barcarole”

    “Il tempo fugge e senza ritorno
    Zaffiri infiammati
    Versateci le vostre carezze
    Zefiri infiammati
    Dateci i vostri baci”

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